Artigianato digitale: l’evoluzione dei vecchi mestieri
L’artigianato non è morto. Il lavoro manuale, il passaggio dall’idea alla creazione, non sono destinati a scomparire, anzi. Il settore dei mestieri si sta ultimamente dotando di una veste ultramoderna, sopravvivendo allo scorrere del tempo grazie alle vivaci spinte innovative che agiscono al suo interno: tradizione e progresso qui non si scontrano, ma collaborano dando origine a una vera e propria terza rivoluzione industriale, come alcuni l’hanno definita, che parte dalle botteghe per raggiungere le più alte vette della tecnologia. Di cosa si tratta? Dell’artigianato digitale, un’ondata che, nata nel 2000 negli Stati Uniti, nel giro di pochi anni ha raggiunto anche l’Italia, contagiando un numero sempre più grande di professionisti o semplici appassionati di progettazione, disegno, prototipazione e molto altro.
Chi sono gli artigiani digitali?
Meglio conosciuti come makers, gli artigiani digitali sono una realtà “alternativa” rispetto alle istituzionali dinamiche vigenti nel mondo del lavoro: la loro voglia di mettersi in gioco, sperimentando le tecnologia di ultima generazione in modo indipendente, simboleggia la vitalità ancora pulsante dell’artigianato nostrano, un valore prezioso da salvaguardare e stimolare. Una risorsa competitiva nel mercato del lavoro, che ha bisogno di sostegno e promozione efficace.
Come recita il Manifesto dei Makers, essi si definiscono “gli artigiani digitali che ripensano i modelli di produzione e di business, protagonisti di un nuovo movimento basato sulla costruzione delle cose attraverso la manualità, la tecnologia, la collaborazione, il design e la sostenibilità”. I makers si organizzano in comunità virtuali e fisiche, come i Laboratori della Fabbricazione Digitale (FabLab, HackSpace, TechShop), realtà indipendenti che creano impresa a dispetto del momento di crisi, fissando il loro punto di forza nella condivisione della conoscenza e della tecnologia; tutto questo con l’obiettivo di generare un “ecosistema innovativo, dinamico e capace di creare valore e nuove forme di occupazione”. I FabLab ufficiali al momento attivi in Italia sono 27, di cui il primo è nato a Torino nel 2011: raccolgono in una grande famiglia tutti i professionisti che desiderano realizzare i propri progetti in modo autonomo, diminuendo i costi di produzione e seguendo passo dopo passo il processo di produzione senza la mediazione delle grosse realtà aziendali.
Molto spesso, invece, gli artigiani digitali sono dei veri e propri freelance che lavorano da casa, con le loro stampanti 3D, sostenendo appieno l’idea di una “auto-produzione” in forma diretta. I settori in cui operano sono quelli dell’artigianato tradizionale, di cui l’Italia può vantare una tradizione ai massimi livelli di eccellenza e prestigio, quali l’oreficeria, la sartoria o la vetreria. Cos’ha di più il maker rispetto all’artigiano? Le abilità nell’utilizzo delle stampanti 3D, delle frese, dei tagli laser: insomma, di tutte le innovazione tecnologiche che contribuiscono ai più antichi mestieri di evolversi per stare continuamente al passo con i tempi.
Cos’è la stampante 3D?
Il meccanismo che regola una stampante 3D è molto simile a quello che sta alla base del normale funzionamento delle stampanti comuni, ma, in questo caso, anziché operare sulle due dimensioni del foglio, la stampante si muove lungo tre assi, sovrapponendo tra loro diversi strati di materiale. L’addizione di materiale permette quindi di realizzare un oggetto tridimensionale. La stampante 3D è collegata a un computer, che le invia le informazioni per realizzare il modello; il processo di stampa è solitamente piuttosto lungo, poiché la testina della stampante deve depositare il materiale strato dopo strato, seguendo un progetto 3D a volte molto complesso. La definizione di questo genere di stampanti è strettamente legata allo spessore dello strato di materiale depositato per costruire l’oggetto: più lo strato è sottile, più la stampante avrà una buona definizione (in media lo spessore è di 0,1 millimetri, ma esistono modelli in grado di stampare sovrapponendo strati di appena 0,02 millimetri). Oltre alla definizione verticale, ce n’è anche una seconda, che tiene conto della densità delle particelle di materiale allineate orizzontalmente.
Per poter utilizzare una stampante 3D è necessario acquisire specifiche competenze grazie a un buon corso professionale, che, a partire dalle conoscenze preliminari in materia di artigianato, fornisce tutte le indicazioni tecniche per avvicinarsi alla tecnologia.
I corsi di oreficeria e sartoria digitale
L’arte orafa è una delle più raffinate che il patrimonio artigianale italiano abbia conservato nel corso del tempo: un’innovazione per i tradizionali corsi di oreficeria viene da SIAM – Società d’Incoraggiamento d’Arti e Mestieri, che a Milano, in collaborazione con DAMA – Digital Arts and Manufacturing Academy, offre un corso di oreficeria digitale, studiato appositamente per i designer del gioiello e gli artigiani (in partenza il prossimo 14 novembre). Un innovativo percorso formativo che integrerà il design del gioiello con la stampa 3D e la modellazione parametrica (Grasshopper); i partecipanti, utilizzando un software, impareranno a personalizzare con matematiche precise il design del gioiello, per vederlo poi rapidamente realizzato grazie alla stampa 3D. Nel corso delle lezioni verrà illustrata l’intera catena produttiva della Digital Manufacturing: dalla modellazione CAD in ambiente virtuale di forme complesse, fino alla stampa in resina fotosensibile tramite macchine a tecnologia SLA (stereolitografia).
Un altro corso molto interessante organizzato da SIAM e DAMA è quello di sartoria digitale, che avrà inizio il 2 novembre, con l’obiettivo di integrare nella professione tradizionale del sarto i nuovi strumenti digitali per la progettazione e manifattura rapida provenienti dal mondo della Digital Fabrication. Il tradizionale processo produttivo di sartoria verrà quindi implementato con strumenti rivoluzionari, quali lo scanner 3D, per ottenere misure specifiche su un modello singolo, i software di modellazione CAD creati per il fashion design, la grafica vettoriale e il laser-cutter per il taglio finale dei pattern (laser-cut clothing).
Corso di oreficeria digitale
Corso per diventare designer del gioiello organizzato da SIAM 1838.
Attraverso questo percorso il corsista apprenderà la catena della Digital Fabrication applicata all’Oreficeria classica.